Con la pubblicazione della UNI/PdR 125:2022 si avvia un percorso storico che vedrà già dai prossimi mesi l’adozione, da parte di Organizzazioni di ogni dimensione e grado, di uno strumento con cui concretamente raggiungere la parità di genere nel mondo del lavoro, attraverso il contrasto alle discriminazioni, la riduzione del gender pay gap, la promozione di eguali mansioni, la tutela della maternità e della famiglia, la stabilità occupazionale.
Cosa prevede la certificazione per la parità di Genere?
La certificazione, introdotta con la legge n. 162/2021, porterà diversi vantaggi sia per le aziende private che per i lavoratori. Tra questi, un miglior punteggio nelle graduatorie degli appalti, un esonero parziale del versamento dei contributi previdenziali e una parificazione dei diritti dei lavoratori.
Tra le più recenti ed ulteriori misure di contrasto al c.d. gender gap, si segnalano poi il sostegno all’occupazione femminile con la Legge di Bilancio 2022 e l’introduzione dell’assegno unico per i figli. Si tratta di iniziative che mirano a raggiungere la equità retributiva tra i generi e le pari opportunità tra uomo e donna, in special modo nel contesto lavorativo.
Previsti fondi per la parità di genere
Il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, già istituito presso il Ministero del Lavoro con la legge di Bilancio 2021, è stato rifinanziato con un incremento di 50 milioni di euro.
Il sostegno del Fondo alle imprese consiste anche di provvedimenti che alleggeriscono i costi da un punto di vista contributivo e dispone, tra gli altri, anche due particolari esoneri:
- il primo, del 100%, in caso di assunzioni di donne lavoratrici effettuate nel biennio 2021-2022;
- il secondo, in via sperimentale per il 2022, in favore delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato (nella misura del 50%), a decorrere dalla data del rientro al lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità.
L’Italia è da tempo impegnata ad assumere iniziative di sostegno in particolare del lavoro femminile e la volontà di colmare il gender gap è stata ancora una volta ribadita anche nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che ha posto l’obiettivo di raggiungere un incremento del 5% nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’omonimo Istituto europeo (EIGE), in cui l’Italia è ora classificata al quattordicesimo posto tra i Paesi UE.